Il Castello sorge sul luogo di un probabile fortilizio precedente (forse databile al 1116) impiegato come luogo di Diete dall’Imperatore Federico Barbarossa durante le sue discese in Italia: l’attuale costruzione fu avviata nel 1371 da Barnabò Visconti, signore di Milano, e passò nel 1451 come feudo ai Cavazzi, famiglia di origine spagnola al servizio degli Sforza.
Nel Seicento, attorno al Castello, vennero costruite mura di fortificazione su ordine di Ludovico Vistarini,
governatore spagnolo di Lodi, per difendere il territorio dai Francesi. Il castello è rimasto di proprietà dei Cavazzi fino al 1980, quando l’ultima Contessa, Guendalina, lo ha lasciato per testamento al Comune di Somaglia.
La parte trecentesca opera di Barnabò Visconti è riconoscibile perché in mattoni a vista e conserva nella parte alta “merli guelfi” ad aperture archiacute ora chiuse ed inglobate nella muratura. La parte intonacata costituisce la modifica seicentesca voluta dai conti e baroni Cavazzi, sull’onda della moda del tempo, che trasformava contenitori di epoca medioevale in villa-palazzo. I due corpi sono uniti da una torre rettangolare leggermente più alta rispetto agli altri corpi di fabbrica scandita da aperture a ogni livello. La torre ha perso l’aspetto difensivo tipico di questi elementi architettonici ed è oggi adibita a ingresso principale.
All’interno una piccola corte; su di essa si apre un portico a “serliana” e un portichetto con colonna singola che permette l’accesso all’imponente scalone un tempo decorato da dipinti raffiguranti i ritratti dei nobili Cavazzi e di Barnabò Visconti.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu adibito a dimora per famiglie prive di abitazione e verso la metà degli anni settanta fu completamente abbandonato.
Nel 1980 l’ultima contessa e baronessa Guendalina Cavazzi della Somaglia lo donava al Comune il quale con ingenti sforzi economici e pazienti restauri lo ha restituito alla comunità ed è oggi destinato ad ospitare istituzioni e manifestazioni culturali.
Il Castello sorge sul luogo di un probabile fortilizio precedente (forse databile al 1116) impiegato come luogo di Diete dall’Imperatore Federico Barbarossa durante le sue discese in Italia: l’attuale costruzione fu avviata nel 1371 da Barnabò Visconti, signore di Milano, e passò nel 1451 come feudo ai Cavazzi, famiglia di origine spagnola al servizio degli Sforza.
Nel Seicento, attorno al Castello, vennero costruite mura di fortificazione su ordine di Ludovico Vistarini,
governatore spagnolo di Lodi, per difendere il territorio dai Francesi. Il castello è rimasto di proprietà dei Cavazzi fino al 1980, quando l’ultima Contessa, Guendalina, lo ha lasciato per testamento al Comune di Somaglia.
La parte trecentesca opera di Barnabò Visconti è riconoscibile perché in mattoni a vista e conserva nella parte alta “merli guelfi” ad aperture archiacute ora chiuse ed inglobate nella muratura. La parte intonacata costituisce la modifica seicentesca voluta dai conti e baroni Cavazzi, sull’onda della moda del tempo, che trasformava contenitori di epoca medioevale in villa-palazzo. I due corpi sono uniti da una torre rettangolare leggermente più alta rispetto agli altri corpi di fabbrica scandita da aperture a ogni livello. La torre ha perso l’aspetto difensivo tipico di questi elementi architettonici ed è oggi adibita a ingresso principale.
All’interno una piccola corte; su di essa si apre un portico a “serliana” e un portichetto con colonna singola che permette l’accesso all’imponente scalone un tempo decorato da dipinti raffiguranti i ritratti dei nobili Cavazzi e di Barnabò Visconti.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu adibito a dimora per famiglie prive di abitazione e verso la metà degli anni settanta fu completamente abbandonato.
Nel 1980 l’ultima contessa e baronessa Guendalina Cavazzi della Somaglia lo donava al Comune il quale con ingenti sforzi economici e pazienti restauri lo ha restituito alla comunità ed è oggi destinato ad ospitare istituzioni e manifestazioni culturali.